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Recensione libro: MARCO PAOLI Sogni celebri e bizzarri Indagine sulla bizzarria onirica tra storia ed evoluzionismo Franco Angeli, Milano, 2015, pp. 223

 
II. TESTI
 
                                                                                 

Recensione libro: MARCO PAOLI Sogni celebri e bizzarri Indagine sulla bizzarria onirica tra storia ed evoluzionismo Franco Angeli, Milano, 2015, pp. 223


Il tema vastissimo della bizzarria onirica ha da sempre affascinato gli
studiosi di diverse discipline, dall’arte alla letteratura, dalla filosofia alla
ricerca psicologica e neurobiologica sul sognare. Il volume di Marco
Paoli rappresenta un notevole tour de force nel tentativo, riuscito, d’in-
tegrare i contributi più originali derivanti dai diversi ambiti di studio.
La sua analisi descrittiva dei pensieri e delle ipotesi sul tema della biz-
zarria onirica va ben oltre i risultati della ricerca scientifica pura of-
frendo al lettore un panorama di ampio respiro sul fenomeno della biz-
zarria onirica, con una particolare gradita ed efficace attenzione agli
aspetti puramente fenomenologici della bizzarria dei sogni attraverso
l’analisi originale di sogni celebri.
La prima parte prima del libro offre al lettore un’ottima sintesi del-
le concezioni sulla bizzarria onirica, dall’antichità al medioevo, fino al
cinquecento, con citazioni di autori meno conosciuti al grande pub-
blico, e che tuttavia danno l’opportunità di cogliere le diverse sfaccet-
tature del fenomeno della bizzarria onirica. Nella parte seconda, com-
pare una preziosa review di tutti i principali contributi derivanti dalla
ricerca e la teoria sul sognare, dalle prime analisi della bizzarria come
quelle di Dorus e i suoi collaboratori, fino ai recenti contributi del
gruppo di Hobson e quelli dei ricercatori bolognesi del Dipartimen-
to di Psicologia, sul sonno-sogno (Bosinelli, Cicogna, Occhionero, Na-
tale, Esposito).
La parte terza del libro è quella più originale ed efficace: spicca
l’esame fenomenologico della bizzarria onirica a partire da quei sogni
che hanno suscitato nei loro autori teorie famose, come il sogno di Ir-
ma, di Freud, e altri sogni dalle cui analisi sono partite le teorie di Jung,
Hobson, nonché i sogni celebri di noti personaggi come, ad esempio,
Cicerone, Lincoln, Fellini. L’autore tocca praticamente tutte le questio-
ni inerenti la bizzarria onirica: il problema di una definizione condivi-
sibile, la sua misurazione con scale di contenuto, le ipotesi sui mecca-
nismi neurobiologici che sottendono la bizzarria, fino ad arrivare a
formulare un suo modello teorico della bizzarria onirica.
Marco Paoli, contrariamente a quanto diversi approcci neurobiolo-
gici vorrebbero, sostiene che la bizzarria non è una caratteristica do-
vuta meramente a meccanismi neuronali, né tantomeno sarebbe il
frutto di peculiari deficit cognitivi dello stato di sonno-sogno. Nel so-
gno, secondo Paoli, agiscono due sistemi di pensieri, quello proprio del
sognatore e quello detto della “mente sognante” che altro non è che
una scissione del Sé. C’è un duplice scorrimento dei fatti narrati. La
parte soggettiva e volitiva del sognatore si confronta continuamente
con una parte narrante. La bizzarria si genera nel sogno ogni qualvol-
ta vi è una frustrazione del sognatore derivante dall’impossibilità di
modificare l’andamento sfavorevole che la trama del sogno sta pren-
dendo. Quando il sognatore non riesce a far valere la propria volontà
il senso di frustrazione genera come risposta automatica una sorta di
momentanea sospensione della coerenza logica-narrattiva del pensiero
onirico ed è qui che si insinua la bizzarria onirica. Questa caratteristi-
ca del sogno è quindi una reazione appagante contro una realtà ogget-
tiva (onirica) frustrante. Tale meccanismo, argomenta efficacemente
Paoli, richiama l’idea freudiana dell’attività del fantasticare e del sogno
ad occhi aperti (prototipo del sogno notturno) come risultato della
frustrazione di un desiderio diurno (anche qui, quindi, un impulso vo-
litivo frustrato). Paoli, inoltre, avanza l’ipotesi che la bizzarria onirica,
fin dai tempi dell’uomo del Pleistocene, possa avere anche una “fun-
zione biologica di salvaguardia” del sognatore dalle frustrazioni deri-
vanti dal non poter infrangere le leggi e le causalità del mondo fisico,
nella vita ordinaria (tale funzione, a mio modo di vedere, riecheggia la
funzione del sogno come “valvola di sfogo” per la psiche del sognato-
re, in Freud e Robert).
L’idea più originale di Marco Paoli è quella di prevedere un’area di
bizzarria onirica libera e autonoma dal conflitto motivazionale, non
spiegabile con il modello della censura onirica freudiano. Il suo libro
rappresenta un originale contributo all’interpretazione delle bizzarrie
dei sogni che ancora oggi non hanno trovato una spiegazione condi-
visa e scientificamente accettata.
Claudio Colace
U.O.C. Psicologia, AUSL Viterbo,

Recensione libro: MARCO PAOLI Sogni celebri e bizzarri Indagine sulla bizzarria onirica tra storia ed evoluzionismo Franco Angeli, Milano, 2015, pp. 223 (PDF Download Available). Available from: https://www.researchgate.net/publication/309563917_Recensione_libro_MARCO_PAOLI_Sogni_celebri_e_bizzarri_Indagine_sulla_bizzarria_onirica_tra_storia_ed_evoluzionismo_Franco_Angeli_Milano_2015_pp_223 [accessed Mar 04 2018].








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Botticelli. Venere e Marte. Parodia di un adulterio nella Firenze di Lorenzo il Magnifico

(Pubblicato in Artevista, 5 ottobre 2017)

L’interpretazione offerta da Marco Paoli dell’opera di Sandro Botticelli “Venere e Marte” (Londra, National Gallery, n. 915), datata ca. 1483-85, senz’altro stupirà i lettori, prima di tutto per la novità e poi per lo stile dell’autore. Tutte le letture di opere d’arte di Marco Paoli vanno al di là della semplice descrizione ma in questo caso l’autore ha superato se stesso: in diversi punti del testo l’ironia è davvero sottile e la franchezza con cui comportamenti sessuali sono chiamati in causa rivela quanto anche nell’interpretazione artistica ci sia spazio per una lettura capace di superare gli aspetti estetici ma non i punti fermi della storia.
 
Paoli fa tesoro dei giudizi espressi dal Vasari nei confronti non del quadro (di cui non vi è menzione nelle Vite) ma del carattere del Botticelli (“Dicesi che Sandro era persona molto piacevole e faceta”), cercandone la concreta risonanza nella trasposizione visiva. Altri documenti sono stati portati a corredare l’interpretazione tra cui un poema epico, De anima peregrina, particolarmente interessante, scritto da un seguace di Girolamo Savonarola, il fiorentino Tommaso Sardi, che descrive in modo poco lusinghiero un incontro tra Simonetta Vespucci e Alfonso, Duca di Calabria, in visita a Firenze e che andrebbe seriamente a minare l’immagine della sposa casta e idealizzata trasmessa dal mito letterario fino agli anni Trenta del Cinquecento.
 
Ma passiamo alla lettura del dipinto, che potrebbe essere intitolato “L’attesa” e che doveva funzionare come spalliera per la camera da letto di novelli sposi. Certamente sono da scartare, come afferma Marco Paoli, le due principali interpretazioni, la prima che vede nell’opera la raffigurazione dello sfortunato amore tra Simonetta Vespucci (associazione legittimata dalle vespe che sciamano dal tronco cavo di un albero sulla destra) e Giuliano de’ Medici e la seconda la superiorità dell’amore-Humanitas sulla violenza. Si tratta invece di una parodia, come giustamente sottolinea il Paoli, considerando i satirelli che tramano contro Marte-Giuliano, che coinvolge il mito classico (Venere, Marte, satirelli al posto di eroti) per parlare di eventi contemporanei, una parodia giustificata, a mio parere, dal sogno in cui tanti dettagli diventano estremamente importanti se letti in quest’ottica. Come l’autore sostiene, molto probabilmente la scena è ambientata in un paesaggio pre-primaverile (mancano fiori e frutti) ma solo all’interno dell’atmosfera onirica, aggiungerei, si può accettare senza riserve che l’uomo (Marte-Giuliano) dorma così tranquillamente nudo in un ambiente non certo accogliente dal punto di vista termico.
 
La figura di Marte-Giuliano, che Marco Paoli definisce come “amante impotente o perlomeno indolente” anche forse a causa di un atto di autoerotismo, sta per essere svegliato dal suono assordante della “buccina”. Svegliato ai suoi doveri sessuali? Se così fosse, anche Venere-Simonetta rientrerebbe nello stesso clima: l’abito e la capigliatura sono collegati da una spilla e la liberazione delle membra dalla bianca veste avverrà in concomitanza con lo scioglimento delle trecce. Un’invenzione davvero insolita capace di attualizzare il suo potenziale parodistico solo se si accettasse il significato erotico, cosa che Marco Paoli ci propone con validi argomenti.
Ma il ‘primo’ significato erotico collegato al dipinto del Botticelli era, secondo l’autore, di natura ‘seria’, avendo come riferimenti di base testi letterari quali Lucrezio, Reposiano, Poliziano e, forse, Lorenzo il Magnifico. Costituendo, tuttavia, il dipinto la prima rappresentazione autonoma dedicata a questo specifico soggetto dopo l’antichità, si possono attribuire a questa precocità le licenze che Botticelli si concede nel raffigurare la scena. Ma come ogni riuscita parodia deve permettere un certo livello di riconoscibilità dei parodiati, così Botticelli, secondo il Paoli, riesce a lavorare su diversi livelli – mito e attualità, serietà e giocosità – attraverso un elemento fondamentale (che normalmente non è considerato tale) che permette di collegare i livelli tra loro: si tratterebbe dei piccoli satiri e della loro funzione “polivalente” di rimandare al passato erotico serio e al presente erotico canzonatorio. L’interpretazione offerta dal Paoli esclude (senz’altro in modo convincente) ogni riferimento a temi neoplatonici o lucreziani, portando Agostino e la sua Città di Dio a sostegno di una lettura in chiave di recupero antico dei significati di Venere: non la vergine e neppure la prostituta ma la sposa che, tuttavia, le spose non dovrebbero imitare in quello che ella ha fatto con Marte. Il tema dell’adulterio sarebbe ricordato sia dal frutto (una cucurbitacea) tenuto in mano dal satirello che sbuca dalla corazza sulla destra, che dalle teste cornute degli stessi satirelli.
 
Ma chi avrebbe potuto commissionare un dipinto così particolare in cui, oltre all’erotismo, vi sarebbero anche allusioni (secondo il Paoli) all’autoerotismo, sia maschile che femminile? Se il tono parodistico è corretto, il dipinto, come suggerisce Marco Paoli, non può essere una satira generica del matrimonio e nemmeno un avvertimento, altrettanto generico, a non inoltrarsi sulle vie dell’adulterio. Molto più probabile che il dipinto della National Gallery rappresenti effettivamente Venere-Simonetta Cattaneo nei Vespucci, grazie alle prove addotte dal Paoli (dipinto di Piero di Cosimo, la scritta, il serpente). La lancia e l’elmo raffigurati nel dipinto alluderebbero alla Giostra vinta da Marte-Giuliano il 29 gennaio 1475 e il sogno di Giuliano, descritto nelle Stanze del Poliziano, avrebbe come immagine ‘illuminante’ la bionda ninfa Simonetta. L’opera indicherebbe, attraverso la parodia, il risentimento nutrito verso i Medici per le attenzioni rivolte da Giuliano alla sposa di Marco Vespucci. Il committente del dipinto sarebbe, secondo il Paoli, un appartenente alla casa Vespucci, Giorgio Antonio (1433-1514), famoso istitutore di latino e greco ed estimatore del Botticelli, che divenne in seguito domenicano. Egli avrebbe richiesto il dipinto come dono di nozze (non necessariamente in casa Vespucci) in cui il tono moraleggiante viene sostenuto dagli aspetti parodistici.
 
Con il suo originalissimo e audace piccolo libro, Marco Paoli (una ‘voce fuori dal coro’ come lo fu Botticelli con il suo ‘Venere e Marte’), passando attraverso fatti storici, note letterarie, tendenze psicologiche e sessuali dei personaggi raffigurati, ci offre un’interpretazione che getta luce su aspetti poco conosciuti (o forse, che non si sono voluti vedere) della cultura visiva e dei costumi dei fiorentini della seconda metà del XV secolo, andando a ‘ritoccare’, con accenti di più diretta e spassionata osservazione, quell’idea di ‘Rinascimento’ fatto solo di astrazione e perfezione che ancora resiste in molti quartieri delle nostre università.


  http://www.artevista.eu/arte-cultura/arte-vista-da/botticelli-venere-marte-parodia-un-adulterio-nella-firenze-lorenzo-magnifico/  

Recensione a

Si tratta di un articolo di Marcin Fabianski intitolato Il Giove pittore di Farfalle di Dosso Dossi in un nuovo contesto letterario. A margine del libro di Marco Paoli "Il sogno di Giove di Dosso Dossi" pubblicato negli "Atti dell'Accademia Polacca", IV, 2014-2015, pp. 27-37, che non è una vera e propria recensione ma, come dichiarato nel titolo, una riflessione sul dipinto, con nuove osservazioni, in riferimento al lavoro di Marco Paoli.








Si veda il link riportato qui di seguito






  http://docplayer.it/55294500-A-c-c-a-d-e-m-i-a-p-o-l-a-c-c-a-d-e-l-l-e-s-c-i-e-n-z-e-b-i-b-l-i-o-t-e-c-a-e-c-e-n-t-r-o-d-i-s-t-u-d-i-a-r-o-m-a-atti-dell-accademia-polacca.html